INTERVISTA A BEPPE “TEXTOD” TODARO

INTERVISTA A BEPPE “TEXTOD” TODARO

Breve intervista al campione di Tiro Dinamico Sportivo Giuseppe Todaro, che risponde alla volontà di Straight-shooting.com di proporre, agli appassionati ma anche ai semplici curiosi, dei modelli sportivi validi. La testimonianza che riportiamo ha infatti, dal nostro punto di vista, duplice valore: da un lato “Textod” è senza dubbio una figura di assoluto rilievo per lo sport italiano in generale e per il tiro dinamico in particolare; dall’altro lo conosciamo personalmente da oltre dieci anni, è stato istruttore di tiro dell’autore ed abbiamo avuto modo di collaborare alla realizzazione di una delle più belle prove comparative dell’epoca. Possiamo dunque, personalmente, affermare che si tratti di un esempio posivito in termini sportivi ma anche umani. Felici dunque di riportare le sue parole…e ancor più di dare ai lettori una notizia importante: Beppe Todaro sarà, molto presto, di nuovo con noi per la realizzazione di un importante reportage, pubblicato a puntate, dedicato al tiro dinamico sportivo, con particolare riguardo ai prodotti armieri più innovativi. Vi auguriamo buona lettura!

di G.Tansella

Sei stato un pioniere, in Italia, del tiro dinamico sportivo. Cos’era questa specialità ieri e cosa è oggi? Quali sono le motivazioni che ti hanno spinto ad iniziare tanti anni fa?

Ho iniziato nel 1989 poichè avvertivo il bisogno di imparare a usare in modo dinamico la pistola perché facevo servizio al Nucleo Radiomobile di Milano negli anni di piombo.

Sicuramente c’era meno professinismo, meno sponsor, ed eravamo massimo ottanta tiratori nel campionato Italiano Interforze, perché allora era diviso da quello riservato ai civili.

Secondo le classifiche IPSC sei tra i cento atleti migliori al mondo. Quali sono i successi ai quali sei più affezionato, le sconfitte dalle quali hai imparato di più, le esperienze che ti hanno fatto crescere maggiormente?

Sinceramente non sapevo di questa classifica. I risultati cui sono più affezionato sono quelli ottenuti ai campionati europei e mondiali fatti in Modified Division, con una squadra fantastica, dall’ affiatamento unico. Le sconfitte……forse il mancato podio individuale di questo Europeo appena concluso: era alla mia portata ma non avevo ancora settato il mio attrezzo per mancanza di tempo visto che ho potuto usarlo appena tre mesi prima e sono un po’ pochi per trovare il feeling perfetto. Le esperienze che mi hanno fatto crescere? Direi tutte: gare, amici, viaggi.. ma la verità è che non si finisce mai di imparare.

Quali sono i requisiti necessari per iniziare questa specialità e quali i requisiti indispensabili per affrontare con successo un percorso agonistico?

Direi che è fondamentale avere tanta passione per le armi e per l’agonismo. Se le ambizioni sono alte diventa fondamentale trovare un buon istruttore, disponibile a stare al fianco dei debuttanti nei primi anni di agonismo. La Federazione (F.I.T.D.S.) ha avviato un programma in tal senso, che sembra aver dato buoni risultati.

Quali i riferimenti, di importanza assoluta, per chi pratica questa disciplina?

 

Tanta passione, testa bassa, molta umiltà e divertirsi ad ogni gara come se fosse la prima.

Quali sono le armi che hai, nel corso della tua carriera, utilizzato per gareggiare? Ce le descriveresti brevemente nei pregi e nei difetti?

Nel 1989 ho iniziato le competizioni con la Beretta 92Spoichè, in quegli anni, si doveva usare per forza l’arma individuale in dotazione in dotazione. Quando nel 1994 viene unificato il campionato fu il momento di una Tanfoglio prototipo Limited HC in .40SW preparata da Dallera, con la quale gareggiai un paio di anni. In seguito sono passato con Amadini e le prime Bul M5 in calibro .45 mentre, successivamente, ho sparato per Algimec con Glock 22 per 3 anni. Verso la fine degli anni ‘90 ritornai con Tanfoglio utilizzando un modello Buzz Modified in .40 SW per poi passare in Open division dove ho gareggiato fino al 2012. Dopo ho cominciato ad usare armi system colt, come Sti e Limcat, prima in open division e, negli ultimi 2 anni, in Classic division con Con una Bul M5 classic e una Amadini Sentry cal.9×21, con la quale ho partecipato al Campionato Europeo appena concluso. Per quanto riguarda i pregi e difetti, sono tutte ottime armi: alcuni erano modelli di serie mentre le mie sono tutte castomizzate e accessoriate al meglio, per poter dare di più in competizione.

Quali sono le caratteristiche che deve possedere l’arma giusta per praticare questa specialità?

Questa è una domanda da un milione. Secondo me deve innanzitutto piacere, nel senso di interfacciarsi perfettamente con il tiratore. Deve essere assemblata al meglio, nel senso che deve essere fatta con materiali ottimi, garantire precisione e affidabilità. Importanti gli accoppiamenti.

Esistono delle discipline propedeutiche a questa?

Sicuramente il Tiro Rapido Sportivo.

Potresti tracciare, idealmente, due percorsi di preparazione, uno per neofiti ed uno per tiratori con esperienza?

Ogni tiratore ha caratteristiche ed esigenze specifiche. Io posso consigliare di metterci molto impegno ma non posso, come non può far davvero nessuno, dare consiglio specifici di valenza assoluta. Sarebbe un controsenso. Per i neofiti, dopo il bronzo, è fondamentale trovare un buon istruttore; per gli agonisti è fondamentale partecipare al maggior numero di gare possibili, sia in Italia che all’estero.

Sei tornato dalla Serbia come campione a squadre. Cosa puoi dirci a riguardo per quanto riguarda la tua esperienza sportiva personale?

Una gara europea è sempre una bella esperienza, anche se è dal 1995 che vi partecipo, purtroppo non sono riuscito a centrare il podio.

Come si sono comportati gli atleti italiani?

A mio parere ci siamo comportati benissimo, siamo stati la prima Region, con il numero più alto di medaglie.

Parlare di eventi sportivi vuol dire parlare anche di organizzazione. Come giudicheresti l’esperienza in Serbia?

 

Il campo ove si è svolto il Campionato Europeo, è uno dei migliori, se non il migliore dell’est Europa, a parte la Russia che ha fatto delle strutture fantastiche. Gli stage, all’apparenza semplici, ma una volta dentro ti rendevi conto che erano tutt’altro. Direi che si è svolto tutto nel migliore dei modi.

Ai campionati in Serbia hanno partecipato oltre mille tiratori, con i relativi accompagnatori. Un flusso turistico di importanza non trascurabile di questi tempi. In Italia avremmo risorse anche maggiori e potremmo ricavare, da eventi come questo, dei benefici. Rimane purtroppo il grosso ostacolo legislativo riguardante il divieto di utilizzare il 9×19 Para, neppure in deroga per eventi super controllati e circoscritti come le competizioni internazionali. Qual è il tuo pensiero a riguardo?

Non ho parole.

Leave a Comment