I PROIETTILI DELLE ARMI AD AVANCARICA

I PROIETTILI DELLE ARMI AD AVANCARICA

La scelta, la predisposizione ed il caricamento dei proiettili sono azioni fondamentali alla perfetta riuscita della manovra di tiro con le armi ad avancarica. Ampia, inoltre, l’offerta commerciale e le possibilità di personalizzazione.

di G.Tansella

Le armi ad avancarica di recente produzione, dalle repliche storiche a quelle moderne, possiedono caratteristiche tali da rispecchiare quasi perfettamente l’evoluzione delle tecniche costruttive armiere succedutesi dal XVIII secolo fino ai giorni nostri.

Molte, dunque, le differenze tra i singoli modelli e, di conseguenza, la rispondenza di ognuno di essi ad una determinata specialità sportiva, dalla rievocazione storica al tiro a segno, dal tiro al volo alla caccia.

Questa riflessione, di carattere generale, assume particolare importanza in riferimento agli accessori a corredo, come anche i proiettili, la cui offerta di mercato è vasta sia per quanto riguarda i prodotti finiti che per quanto riguarda gli strumenti di produzione.

 

PROIETTILI SFERICI

Dal punto di vista storico l’invenzione del proiettile sferico non coincide con quella delle armi da fuoco poichè, fin dall’antichità, tra le armi da lancio esistevano strumenti, d’assedio o portatili, idonei a proiettare in lontananza, e con una certa potenza, palle in pietra.

Le ragioni che portarono alla diffusione dei proiettili in piombo, realizzati per fusione, sono collegate alla volontà di produrre artificialmente, con i materiali a disposizione e mediante procedimenti conosciuti, corpi proiettile perfettamente adattabili per forma, peso e consistenza alle bocche da fuoco dell’epoca.

In origine gli archibugi, la cui progettazione non era collegata a criteri di studio scientifici, non rispettava alcuno standard produttivo e non era riferita all’uso di propellenti di comportamento perfettamente conosciuto, non permettevano di ottenere eccezionali prestazioni al tiro in termini di precisione e costanza di rendimento.

Oltre alla mancanza di un sistema efficiente di stabilizzazione come quello a righe elicoidali, le tecniche di produzione delle palle non permettevano di ottenere corpi solidi di proporzioni perfettamente adeguate ai tubi di lancio e, spesso, questi risultavano sovradimensionati oltre che disomogenei dal punto di vista dimensionale, con chiare ripercussioni negative sulla precisione del tiro.

Come rimedio a tale inconveniente si diffuse l’utilizzo delle pezzuole avvolgenti, che oltre a diminuire i “giochi” tra palla ed anima della canna permettevano di trattenere le fughe di gas ottimizzandone, se così si può dire, le caratteristiche propulsive.

Le tecniche di lavorazione metallurgiche non permetteva, all’epoca, di costruire canne di piccolo calibro ma è doveroso precisare che lo stesso utilizzo della polvere nera, producendo notevoli quantità di residui, mal si presta alla miniaturizzazione dei componenti delle armi, che proprio grazie alle dimensioni abbondanti ed al grado di libertà garantivano una certa affidabilità di funzionamento.

Con i “moschetti” con sistema d’accensione “snaphance a pietra a focile”, soprattutto nel caso dei prodotti di pregio e in quello delle prime produzioni militari d’arsenale, le armi ad avancarica raggiunsero livelli di affidabilità notevoli, sebbene l’aspetto della loro precisione merita un approfondimento in modo che non vi siano equivoci circa le potenzialità di una replica più adatta alla rievocazione storica ed alla collezione che alla caccia ed al tiro sportivo.

In epoca “napoleonica” il concetto di tiro precisione era alquanto diverso da quello attualmente diffuso e le armi di allora, per quanto efficienti sotto il profilo meccanico, non erano paragonabili, sotto il profilo balistico, a quelle di successiva invenzione ad anima rigata: le distanze di ingaggio erano brevi, le dimensioni del bersaglio designato notevoli e la potenza sufficiente, nell’ottica marziale, ad invalidare uomini e bestie cioè fantaccini, cavalieri e relativi cavalli.

Le moderne repliche dei moschetti sono comunque perfettamente idonee alla pratica del tiro poichè, rispetto all’epoca, sono migliorate la qualità dei materiali, le tecniche di lavorazione meccaniche, i protocolli di prova volti a rendere i prodotti finiti degli strumenti di sparo perfettamente sicuri.

Con l’adozione delle canne rigate gli archibugi diventano però degli strumenti di tiro davvero valenti e pezzi come gli Jaeger, i Tryon, gli economici Hawken possono regalare, sul campo, eccezionali soddisfazioni sia in ambito sportivo che venatorio.

Indispensabili, tuttavia, alcuni accorgimenti quali la scelta della pezze, che dipende dal calibro della palla, la lubrificazione, il posizionamento ed il metodo di caricamento nella bocca da fuoco che non deve deformare il proiettile in piombo morbido.

Sotto il profilo dimensionale le palle vanno dal cal.7,82mm al 18,59mm mentre i pesi da 46 grns a 585 grns.

I PROIETTILI CILINDRO-OGIVALI

L’uso delle pezzuole, eliminando il gioco esistente fra la palla proiettile ed i solchi di rigatura, impedendo le fughe di gas e facilitando la rotazione del proiettile portò ad un aumento sensibile della precisione delle armi portatili ma avanzati studi balistici determinarono numerosi cambiamenti nella produzione delle armi, dei relativi proiettili e dei propellenti, questi ultimi comunque basati sulla composizione classica a base di carbone ligneo, zolfo e nitrato di potassio.

I moderni proiettili dedicati alle armi ad avancarica dunque possiedono peculiarità riconducibili a studi compiuti in luoghi diversi dagli anni Venti agli anni Ottanta del XIX° secolo, volti da una parte a risolvere problemi quali la sostituzione delle pezzuole per semplificare le procedure di caricamento eliminando al tempo stesso i giochi tra canna e proiettile, l’impiombatura delle canne ed i salti di rigatura, la stabilizzazione del proiettile in aria tale da garantire ingaggi sempre più distanti, un’efficacia terminale migliorata.

Dal nostro punto di vista un elemento in apparenza comune alla maggior parte dei proiettili consiste nella composizione chimica poichè essi sono ottenuti per fusione da miscele di piombo, antimonio e stagno in proporzioni tali da ottimizzare da un lato la qualità delle fusioni e, dall’altro, quella dei prodotti finiti, che devono essere abbastanza plastici da deformarsi fino al punto voluto all’interno della canna ma non oltre livelli tali da rischiare impiombamenti e salti di rigatura.

Nella realtà la composizione chimica varia a seconda del tipo di proiettile e, per tale motivo, è assai diffusa tra i tiratori più esperti l’abitudine di fondere e trafilare le palle con metodi casalinghi, accentuando la massimo l’aspetto della personalizzazione.

Importante elemento di differenza con i proiettili sferici riguarda l’uso della pezzuola, caduto in disuso benchè, storicamente, fossero stati condotti esperimenti tali da ottenere risultati balistici ottimi: i proiettili moderni sono disegnati e realizzati per interagire in modo ottimale con i sistemi di stabilizzazione a righe elicoidali della moderne bocche da fuoco.

 

Nei proiettili a base piatta ed in quelli a base cava avviene, nel tragitto di espulsione dalla canna, una deformazione pre-determinata che, in termini sommari, si può descrivere come una diminuzione della sezione longitudinale ed un aumento di quella laterale, opportunamente disegnata, con le pareti che vanno a schiacciarsi contro i solchi di rigatura.

Nei proiettili a base piatta è proprio questa parte, spinta in avanti, a causare l’espansione del corpo proiettile la cui ogiva, resistendo per inerzia al moto d’avanzamento, costituisce una sorta di ostacolo contro cui la base “preme” deformando la sezione mediana che si allarga.

Nei proiettili ispirati alle palle “Miniè”, caratterizzati dalla cavità presente nella base, è invece l’espansione dei gas nella cavità a generare la deformazione.

Forma, peso ed impostazione dei corpi proiettile variano comunque a seconda del tipo d’arma e della sua destinazione.

L’aumento della lunghezza totale, in generale, aumenta la densità sezionale del proietto ed aumenta la superficie a contatto con la rigatura della bocca da fuoco.

La forma invece influisce sulla sua capacità di penetrazione nell’aria ma il comportamento del proiettile lungo la traiettoria, in condizioni balistiche ed atmosferiche normali, dipende anche dal peso, dalla lunghezza, dalla velocità iniziale alla bocca, dalla velocità di rotazione, dall’angolo di proiezione inclusi naturalmente i fattori d’errore sistematici, a cui è facile porre rimedio, e quelli incidentali.

Il tiratore di avancarica, in conclusione, non solo può destreggiarsi come meglio crede vista la vastità d’offerta di prodotti sul mercato ma, in particolare, dispone della massima libertà nello scegliere, nel predisporre e nell’utilizzare gli strumenti dedicati alla produzione casalinga di proiettili per alimentare il proprio sistema d’arma con il munizionamento che ritiene migliore.

 

L’avancarica, in definitiva, è anche pura libertà di sperimentazione.

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